sono in molti ad affermare che, questo potente afrodisiaco dell'anima, sia originario dell'India, e che da qui, del terzo millennio a.C. in poi, si sia diffuso, di conseguenza, prima in Asia, poi in Africa e, ancora, presso gli Ebrei, gli Arabi e i Greci, i quali ne fecero una vera e propria divinità, incarnata in Dionisio, Dio della convivialità. L'estasi dei colori, del profumo e del gusto ravviva i nostri sensi, allenta le tensioni, domina le paure, vince l'insicurezza, cancella le ansie e risolleva l'umore.
Il giallo dell'oro, il rosso dei granati, insieme all'ambrato e la vivacità del rubino, seducono la nostra vista. L'insieme delle percezioni olfattive, sia in fase di ispirazione che di degustazione del vino, risale nella cavità nasale, soggioga ogni resistenza, ogni ostentazione, ogni esitazione, conducendoci per mano nell'intensità, nell'armonia, nell'eleganza della bevanda.
Rosa, violetta, artemisia, acacia, sambuco, lampone, marasca, mela, pesca, fragola, ribes e, ancora, mirtillo, vaniglia, anice, alloro, timo, garofano, spezie, cipolla, pepe felce, sottobosco, pino, resina, tabacco, legno risultati all'olfatto riveleranno un vino equilibrato, suadente, acuto, penetrante, pungente etereo, fragrante, delicato, fruttato.
Le sensazioni gustative dovute al sapore vero e proprio (il dolce sulla punta della lingua, l'amaro infondo, il salato e l'acido lateralmente) si combineranno fra loro e si influenzeranno a vicenda, offrendo al palato una varietà di sapori contrastanti. Questo demone dal corpo fluido e luminoso, vestito di fascino e concupiscenza si rivolgerà a noi con volto mascherato dalla bellezza di un innocente, dal candore e dalla purezza esteriore. E, tendendoci la mano, ci accompagnerà nell’eterno oblio di noi stessi, crogiolanti tra la sublime adorazione e la condanna dello stesso per l'eternità.
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