C’è un posto, nel mondo, più esposto di altri al rischio AIDS. Un posto dove sono milioni le vittime di questa terribile malattia, ma dove sono soprattutto milioni gli orfani malati. Un posto dove anche bere un sorso d’acqua diventa rischioso. Questo posto è l’Etiopia. Qui, il 10 per cento dei bambini muore prima dell’anno a causa del contagio. Tifo, colera, malaria e HIV convivono in un paese in cui ogni giorno è una scommessa con la morte.
Donne sole che perdono tutta una famiglia, bambini senza genitori, intere famiglie distrutte è la quotidianità nei villaggi etiopi. Secondo l’Unicef qui ci sono circa 5 milioni di orfani, molti i malati di AIDS, nonne che diventano madri dei nipoti che hanno perso i genitori con la solita domanda: “quando morirò, che ne sarà dei bambini?”. Poi ci sono le donne che combattono e si fanno forza, e aprono orfanotrofi ormai pieni. I più fortunati vanno a scuola, che sorgono qua e là tra le baraccopoli.
Grazie a una Onlus italiana, The Children for Peace, nella capitale sono sorte tre scuole per dare spazio a tutti i bambini e strutture per aiutare i sieropositivi. La costruzione di acquedotti è stata avviata, per permettere a tutti i bisogni di prima necessità: bere, lavarsi, preparare il cibo con acqua potabile e non infetta. Per scampare a una sorte che è quasi ormai scontata, ed è questo che fa più paura.
L’Etiopia è un paese in crisi in cui è la forza delle donne e dei volontari a “mandare avanti la baracca”, con la perenne speranza che la ferita aperta si richiuda in fretta. L’orgoglio e il coraggio di chi comunque va avanti a testa alta, i valori che restano nonostante tutto, le donne che si raccolgono i capelli in cima alla testa e si spalmano di henné quando diventano bianchi per non rinunciare alla loro femminilità sono il simbolo di una nazione che con grande caparbietà non si piange addosso. E’ la nazione che se c’è un bambino orfano lo si accoglie come un figlio, e se ce ne sono più di uno si apre un orfanotrofio: come ha fatto “mamma Africa” Haregewoin Teferra ad Addis Abeba, una donna che dal niente ha chiesto aiuti ad associazioni europee, e adesso gestisce tre scuole.
Mettere la propria vita al servizio di chi ha bisogno è una realtà che in Etiopia esiste ancora. Un unico grande abbraccio, una collaborazione tra tutti per riuscire a migliorare le cose. E tutto il resto viene dopo. Se volete fare una donazione, il link del sito è qui sotto. Pensateci.
https://www.thechildrenforpeace.it/